IL SEGNO INCISO L'incisione è tecnica atta a lasciare una traccia, sia essa superficiale o profonda, questa definizione che a tutta prima esempla un senso di ovvietà, è tuttavia significativa per definire una tecnica che è al tempo forma ed una materia che è al tempo coagulo teorico/simbolico. Le stesse definizioni delle varie prassi incisorie denotano come la designazione fattuale, possieda un retrogusto linguistico che si origina in un remoto intrecciarsi di simboli, ambiti culturali e perché no, allusioni ermetiche. Pensiamo al fatto che la stessa etimologia di tecnica è riferibile, partendo dal greco, all'idea di arte, e la radice sanscrita riferibile a questa definizione, indica il fare, la procedura, questa digressione non è certo puntigliosa erudizione, ma tentativo di ampliare un aspetto vasto dell'idea incisoria, spesso relegata in un ambito di pura prassi tecnico-esecutiva. L'esecuzione, il processo di realizzazione di una stampa, presume una serie di passaggi che vanno comunque effettuati, quindi suppone una sorta di movimento operativo, un transito finalizzante, compiuto dall'artista che sceglie la materia, la predispone all'uso e successivamente interviene adeguatamente su di essa. Occorre un soggetto dotato della necessaria competenza, una sorta di maestro di cerimonia che conduca la prassi mediante una serie di passaggi sapienti e attraversando stati esecutivi che conducano al risultato finale. Sto galleggiando su metonimie, ma non essendo incisore voglio permettermi di leggere questa pratica con una attitudine vorrei dire, ereticale. Sono proprio alcune definizioni metonimiche che vorrei approfondire, cercando nessi forse arbitrari, ma di sostanziale contiguità. Esiste tra le altre tecniche una modalità chiamata maniera nera, cito espressamente una definizione Esecutiva: "l'incisore lavora in negativo partendo da un fondo scuro, per arrivare a delle zone bianche". Non riesco a non pensare ad una acclarata, peraltro squisitamente linguistica, assonanza con la procedura alchimistica; anche in questo caso l'operatore parte dal nero della nigredo per arrivare al bianco dell'albedo attraverso fasi di purificazione della materia trattata. È individuabile nella pratica dell'incisione, come in quella alchimistica, un sotteso processo di morte/rinascita; la lastra è incisa, ferita, violata nella sua purezza materiale da punte, acidi che "mangiano" la superficie, in una sorta di cammino sacrificale ed iniziatico della materia per giungere alla fulgidezza definitiva ed assertiva del segno. Così anche il procedimento alchimistico, parla di morte, putrefactio, violenza iniziale per arrivare alla purificazione esaltante ed esaltata del definitivo risultato finale. L'alchimia è una scienza immaginaria e per l'immaginario, l'incisione è anch'essa una tecnica ed una prassi dell'immaginario, se si intende con questa definizione, ciò che produce una immagine, quella di un foglio recante su di sé tracce, segni, ferite, della procedura appena conclusa. Questa collusione esemplare tra le due prassi può forse apparire arbitraria, ma ecco che un artista come Rembrandt esemplifica e rinsalda l'apparente cesura. In una acquaforte del 1652 egli rappresenta il dottor Faust nel suo studio con vari riferimenti ermetici e filosofali; mentre tutta l'immagine è tenuta su di un nero deciso e avvolgente, lo studioso è visibilmente attratto da punti di luce dove si rivelano allusioni cabalistiche e figure geometriche che ricordano l'iconografia tradizionale della pietra filosofale. C'è anche un altro aspetto sottile della contaminazione sin qui perseguita, l'incisore, come l'alchimista è solo; solo a lui è data la facoltà di eseguire i vari passaggi di lavorazione della lastra, come l'alchimista nelle fasi esecutive dell'Opus, per arrivare all'opera finale che è ciò che l'artista ha deciso e scelto. Entrambi trasformano la materia, entrambi interrogano la memoria archetipale, entrambi hanno nel segno della solitudine creativa un rapporto con la prassi tecnica della trasmutazione della materia. In termini alchemici la fase iniziale corrisponde alla nigredo, una fase caratterizzata dalla materia in sé, la sostanza che deve essere purificata dalla prassi, per subire la trasmutazione ciò avviene sotto l'egida del metallo, piombo per l'alchimista, la lastra per l'incisore, egli quindi assume la fredda sostanza del metallo per assicurarne la trasformazione in calda materia segnica. Le stesse opere presenti in mostra, sviluppano una idea estensiva della prassi incisoria utilizzando ed enfatizzando tutti i passaggi esecutivi, squadernando le metodologie estetiche come assunti di un discorso dichiaratamente grafico. Il parallelo, peraltro metaforico, sin qui adottato con l'universo alchemico, trova una ulteriore precisazione nelle tipologie espressive adottate. Si va dalla nigredo, evocata da una insistenza segnica fortemente connotata da uno spazio atro, appena solcato da linee graffiate, all'albedo del foglio bianco, dove la valenza incisoria è esaltata dall'impronta a secco, purificazione albicante del segno. In alcuni casi il dato espressivo dominante è costituito dalla cifra segnica, condotta sulla dissonanza tra spessori grafici e variazioni modulari delle tracce, tra neri assoluti e gamme distribuite di grigi. Altre prove incisorie traggono vitalità dalla contaminazione tra segno e immagine, in un inverare l'uno rispetto all'altra, giocando tra le due differenti modalità percettive. Appaiono in alcuni casi tipologie segniche reiterate, in una sorta di sviluppo seriale, disgiunte dal procedere per accumulazione, da una garbata gradazione del segno e dalla modulazione dei neri, grigi e bianchi. L'aspetto iconico pare suffragare anch'esso le ipotesi sin qui suggerite, le variazioni visive e rappresentative, attraversano una estesa gamma iconografica: da una figurazione classica sino ad una contaminazione tra foto e segno, per attraversare una sorta di simbiosi tra segno e scrittura. La stampa a secco presuppone l'evocazione di una forma che non si dà attraverso la sua descrizione, ma per mezzo della modulazione del supporto cartaceo impresso, evidenziato dalle corrugazioni della lastra. Diverso è il caso in cui l'impronta, la traccia, il segno figurale, appaiono assorbiti e delimitati dalla scrittura, provocando una alterazione visiva assai significativa, poiché il significato dello scritto slitta al di fuori del contesto visivo, mentre il significante si dà come segno grafico ed espressivo. Non mancano peraltro esempi di tradizionale abilità esecutiva, attraverso una descrittività immaginale che ripropone attitudini visive quali la figura o il paesaggio, risolte attraverso una procedura rappresentativa che sfiora la mimesi fotografica. In altri casi l'immagine viene frantumata negli aspetti che comunemente la contraddistinguono, ecco quindi che accanto a lacerti di tipo fotografico, appaiono elementi scritturali a mo' di logo, mentre una insistita grafia si appropria di un segno serpentinante ed incisivo che enfatizza ed al tempo discrimina il tessuto figurale sottostante . Va segnalata anche una tipologia quasi tipografica che si affaccia in alcune opere, adottando il principio dell'accumulo e della sovrapposizione in una reiterata affermazione e negazione della compattezza dell'immagine, in favore di una poetica del frammento. Ecco quindi l'incisone come appare nelle opere di questa mostra, una idea della prassi esecutiva e una prassi dell'idea creativa. Maurizio Cesarini – da “libertà di stampa” a cura dell'Associazione Regresso Arti, Casamuseo Quadreria Cesarini Fossombrone (PU) - 2005 |
Masako, Fraternali, Keshiro, Lucarini - LABORATORILIBERI 1999
FABIO BERTONI Wir besuchen ihn des ofteren in seinem Studio. |
FABIO BERTONI – Fermignano 1942-1994
Pittore-incisore, ha lavorato alla stamperia 2RCdi Roma ed è stato docente di tecniche dell’incisione a Catania, Aquila e Urbino. La sua ricerca si situa sin degli anni ’60 sul versante sperimentale della calcografia. Ha condotto interessanti indagini sugli universi narrativi di Cervantes, Pirandello, Calvino;Tobino, attraverso la realizzazione di esemplari pervase di una forte tensione poetica. È stato ed è, ancora attraverso la testimonianza delle sue opere, un grande Maestro.
RENATO
BRUSCAGLIA
"La silenziosa scrittura manuale"
La
silenziosa scrittura manuale, o questa, colorita dal ticchettio meccanico,
che vado distendendo con le esitazioni e le incertezze che non sono soltanto
della inesperienza dattilografica, può convenientemente, mi chiedo,
sostituirsi o integrare il sistema dei segni che moltiplico e aggrego con la
punta di acciaio sul rame verniciato e che poi incavo con una soluzione acida
che un tempo si diceva appunto acquaforte? Renato Bruscaglia Immagine: "Stradello poderale", acquaforte di Renato Bruscaglia, 1994 |
Testi
ed immagini tratte da: Carla Esposito - HAYTER E L'ATELIER 17
Electa editore - 1990
Stanley William Hayter e l'Atelier 17
"II mio approccio all'arte è fondamentalmente sperimentale. Ritengo
che l'arte - pittura, incisione, scultura ecc. - siano dei mezzi per la
ricerca o il perseguimento della conocenza piuttosto che un modo per produrre
oggetti di piacere... Insieme a discipline come la fisica o la matematica,
così come la musica o la poesia, l'arte è un tentativo di estendere e
approfondire la nostra conoscenza della vita, il nostro rapporto con il
mondo. Più ancora, è un modo di cercare gli strumenti per trasmettere e
dividere questo tipo di esperienza con altri" (S.W. Hayter, 1969). |
Stanley William Hayter
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"… è difficile dire esattamente quale sia la nostra direzione, ma in effetti ciò è, in parte, quello che rende interessante la nostra musica."
(Phil Lesh, musicista)
laboratoriolibero
AMEDEO COSIMO GIORGINO
Senza titolo, 1995
Xilografia, cm 50x70
LIVIO CESCHIN
"Urbino", 1993
Calcografia, cm 26x48
Laboratoriolibero
SONIA ROSOLEN –
“il diavolo” 1999 acquaforte , puntasecca –cm 50 x35
In laboratorio
L’artista Masako Handa ai laboratoriliberi in Palazzo Viviani-URBINO,1994 - (Masako e Kejshiro Handa hanno trovato ospitalità nei laboratori “aperti” gestiti da Paolo Fraternali dal 1993 al 1999)
Un'opera d'opere; nutrita delle individualità fuse, dà vita ad un tessuto in cui i gesti, le campiture e le forme si esaltano e sostengono a vicenda.
(Maura Savini)
….. sto soprattutto cercando di stare fuori dai guai. Cerco di “lavorare” bene. “Lavorare” è un esperienza di crescita, e continuare a imparare mi dà soddisfazione. E poi il mio obbiettivo è di “lavorare” il più possibile…. È l’ingrediente chiave.
Paolo Fraternali
L’incisione d’arte richiede tutta la disciplina e le ferree regole di ogni altra espressione artistica: applicazione, ispirazione da buoni modelli, pazienza, noncuranza dei riconoscimenti sul lavoro, oltre naturalmente a una certa predisposizione naturale. È anche importante un ego ribelle contro cui lottare, in modo tale che la vita non sia priva di battaglie psichiche e di vizi – il preludio grezzo agli errori. Senza sbagli non si impara niente di meglio e se non si impara niente di meglio non è possibile servire da esempio agli altri; in quel caso, il potenziale talento non servirà a nulla con il risultato di presentarsi a mani vuote. Le stampe originali d’arte dell’atelier”aperto”opera d’invenzione riflettono il senso della ricerca, dell’evoluzione continua (ma non priva di inciampi e contraddizioni), che è la conditio sine qua non in un processo di maturazione artistica. Paolo Fraternali |
Paolo Fraternali in laboratorio durante la morsura in acido nitrico diluito in H2O di una matrice in zinco “LABORATORILIBERI” Palazzo Viviani-Urbino 1996
LABORATORILIBERI
1) Paolo Gilardi pittore e incisore d’invenzione sta inchiostrando una lastra appena incisa (Urbino 1999) ---
2) Paolo Fraternali in sala stampa ( Urbino 1993)
3) l’artista Livio Ceschin all’atelier – (Urbino 1993)
LABORATORILIBERI - PITTURA – Fano
Foto sopra: Paolo Fraternali e Stefano Mancini in STUDIO
(Atelier “LABORATORILIBERI” –pittura- Fano 1998 )
“la bellezza è sempre funzionale”
HunderWasser
Forlì 2004 - professor Michael Ryan ( scrittore ), Paolo Fraternali (pittore e incisore) e Stefano Mancini (musicista e incisore) capo responsabile “LABORATORILIBERI” alla Corte della Miniera (PU) .-
La lastra è l'elemento prevalente del mio operare; la situazione: molto spesso pagine di un ipotetico diario quotidiano che viene utilizzato come elemento espressivo e visivo. La mia ricerca è un recupero, un'immagine rarefatta di natura, natura che si svela e che si identifica attraverso una traccia, un rilievo: sino a dare una dimensione fantastica delle cose. Il "bianco" della carta- lo spessore è "luce". Luce che non ha velature, luce che si espande, si infiltra sfiorando morbidamente i segni, riconoscibili e appartenenti alla natura. Frammenti di realtà, di memoria in un progressivo cercare me stesso nei segni, nella scrittura che è l'incisione, tramutarsi in una ricerca autonoma e personale. Emidio Aloisi |
Mimmo…..Emidio Aloisi 1961-2001
Incisore, scultore, pittore è stato docente di anatomia artistica nelle Accademie di Urbino, Catania e Bologna, è stato uno dei fondatori dell’atelier “aperto” .
Matrice calcografica in zinco di Emidio Aloisi realizzata nei “LABORATORILIBERI” in Urbino nel 1989
ESEMPI DI STAMPE ORIGINALI D’ARTE
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L’artista Emilio Furlani al lavoro nei laboratoriliberi in palazzo Viviani, Urbino nel 1995
Che cos'è una stampa Talvolta accade che sulla natura di alcune "cose" si posseggano idee abbastanza precise, senza però essere in grado di darne con altrettanta facilità una definizione. 1. Definizione di "stampa d'arte" Una prima risposta possibile è la seguente: una stampa d'arte è un manufatto dell'uomo creato per scopi estetici, ottenuto dall'inchiostrazione e dall'impressione a stampa di una matrice precedentemente incisa o comunque lavorata a questo scopo direttamente dall'artista. 2. Distinzioni terminologiche A livello cronologico la distinzione fondamentale e tradizionalmente accettata nel mondo della grafica d'arte è la sua suddivisione in due grandi periodi, quello dell'"incisione antica", che va dal Quattrocento alla Rivoluzione francese, e quello dell'incisione moderna", che parte all'incirca dalla fine del XVIII - inizio XIX secolo e giunge ai giorni nostri, ricordando che la produzione corrente prende il nome di "incisione contemporanea". |
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Vediamo meglio: l'originale è l'opera autentica, cioè quella la cui lastra è stata incisa dall'artista che ne viene dichiarato l'autore (fig. 4). |
SUDDIVISIONI GENERALI
La stampa d'arte può essere:
Da un punto di vista cronologico |
• antica (dagli inizi alla fine del XVIII secolo) • moderna • contemporanea |
Da un punto di vista iconografico |
• di invenzione • di riproduzione (d'après) |
Da un punto di vista dell'autenticità |
• autografa • copia • falso |
Da un punto di vista tecnico |
• un'incisione in rilievo • un'incisione in cavo • una litografia • altro (serigrafia, cliché-verre, ecc.) |
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Facciamo un esempio: nella seconda metà del XVII secolo il marchigiano Carlo Maratti ha inciso un'Adorazione dei Magi, che nella tiratura definitiva porta un'iscrizione dove si attesta che il Maratti è stato l'inventore e anche l'incisore dell'opera. Di questa acquaforte esistono almeno undici copie, una delle quali è anche un falso, poiché porta l'iscrizione "C. Marat. f." {Carlo Maratti fecit}, che tende fraudolentemente ad assegnare la paternità dell'intaglio all'artista marchigiano. |
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Nel XX secolo il problema è stato posto in termini diversi e si è pervenuti a un concetto di originalità differente da quello del secolo precedente, motivato dalla necessità di salvaguardare le stampe eseguite con criteri tradizionali, distinguendole da quelle che venivano realizzate mediante l'apporto di strumenti fotomeccanici. Era accaduto infatti che a Parigi, allora riconosciuta capitale dell'arte mondiale, alcuni artisti di gran nome (Braque, ad esempio) avessero permesso la pubblicazione fotomeccanica (in bianco e nero o a colori) di loro dipinti o incisioni, con tirature di fogli che venivano poi numerati e da loro firmati. Questo e altri casi analoghi avevano messo in allarme i mercanti di stampe: si era avvertito in queste operazioni il pericolo di un'inflazione del prodotto e di un suo abbassamento qualitativo. Si è cercato allora di distinguere tra una "gravure" (incisione) e una più generica "estampe" (stampa), intendendo che la prima fosse un prodotto più genuino e migliore rispetto alla seconda. Poi, anche in considerazione dell'inefficacia di questi palliativi, si è giunti a dettare una sorta di definizione del concetto di originalità. |
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La sua prima formulazione è stata proclamata nel 1937 dal Comité National de la Gravure, all'Esposizione Internazionale di Parigi. Il testo di quella risoluzione (fig. 10), che è servito poi da base ad altre dichiarazioni, stabiliva che da quel momento dovevano essere considerate originali solo quelle incisioni e litografie, il cui intervento sulla matrice era stato interamente concepito ed eseguito a mano dallo stesso artista, con esclusione di tutti i procedimenti meccanici e fotomeccanici. |
3. Il linguaggio della grafica. II problema dell'originalità nasconde al suo interno problematiche più essenziali di quanto l'esteriore polemica scoppiata tra assertori e detrattori dell'incisione originale lasci supporre. Infatti un'esigenza sostanziale in ogni opera d'arte è quella di essere fedele alle proprietà connaturate al mezzo tecnico con cui si esprime. Cerchiamo di capire meglio: quando un artista realizza un dipinto fa uso di strumenti preposti a questa tecnica (il pennello, la spatola, le mani, lo sfumino e così via) e con essi, quasi necessariamente, si esprime in un linguaggio particolare, che viene detto pittorico, costituito da zone tonali, passaggi chiaroscurali, uso del colore e di differenti tonalità nell'ambito dello stesso colore, impasti materici... Allo stesso modo avviene per un disegnatore, il quale si serve di particolari strumenti (matita, carboncino, gesserà o altro) e necessariamente con essi si esprime in un certo linguaggio, che, come vedremo, viene definito "grafico". |
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Si registra un fenomeno analogo quando un incisore tenta, con gli strumenti tipici dell'incisione, di imitare il linguaggio di un dipinto. |
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15-18. Raffaellino da Reggio, Tobiolo e l'Angelo. In alto a sinistra: il disegno preparatorio; in alto a destra: il dipinto (Roma, Galleria Borghese); in basso a sinistra la sua riproduzione con un linguaggio grafico (bulino di Agostino Carracci); in basso a destra una riproduzione in chiave pittorica (chiaroscuro, inciso da un anonimo). |
4. La "qualità" in una stampa Come ogni oggetto d'arte, la stampa possiede diversi aspetti e può essere considerata sotto differenti angolazioni. |
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Fin qui il discorso è piano, facile e da tutti accettabile. Diventa invece più arduo quando a queste prime caratteristiche, più esterne ed evidenti, si aggiunge anche una qualifica nuova, la "qualità". |
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5. Rapporti con la pittura Prima di chiudere questo capitolo è opportuno far luce anche su uno degli aspetti che più frequentemente minaccia una corretta valutazione delle stampe d'arte, soprattutto antiche. |
Testi ed immagini tratte da: Paolo Bellini - MANUALE DEL CONOSCITORE DI STAMPE
A.Vallardi editore - 1998